Il successo del Marvel Cinematic Universe durante la Saga dell’Infinito è stato in parte dovuto al modo in cui i Marvel Studios si sono costantemente adattati al proprio calendario delle uscite: nell’arco di undici anni sono stati rilasciati 23 film (dal primo Iron Man del 2008 fino a Spider-Man: Far From Home del 2019).
In soli due anni dall’inizio della Fase 4, invece, sono stati distribuiti ben 19 progetti tra film, speciali, cortometraggi, serie televisive live-action e animate.
Questa sovrapproduzione di progetti ha portato ad una serie di conseguenze negative: innanzitutto, una parte significativa del pubblico ritiene che al momento ci sia un’eccessiva saturazione di contenuti targati MCU.
Non avere una pausa tra l’uscita dei progetti rende difficile per i fan tenere il passo con la saga, e l’interesse per i progetti futuri inizia a calare. Un’altra conseguenza negativa è il controllo qualità; avere troppi progetti rilasciati contemporaneamente riduce l’attenzione rivolta ad ogni produzione.
In definitiva, questo porta ad un calo nella qualità del prodotto finale, che ha colpito molti progetti della Fase 4: problemi di ritmo narrativo e di montaggio, incongruenze e problemi legati alla CGI.
La giornalista Maureen Ryan ha fornito nuovi retroscena sul processo creativo dietro alle serie televisive del Marvel Cinematic Universe nel libro “Burn it Down: Power, Complicity and a Call for a Change in Hollywood”, uno studio investigativo sul lato più oscuro delle principali case di produzione contenente interviste a molteplici figure del mondo dello spettacolo e dell’intrattenimento.
Stando a molteplici fonti della giornalista, in questi anni molte figure veterane della televisione americana hanno avuto degli incontri con i Marvel Studios, ma molte di esse hanno manifestato uno scarso interesse circa la possibilità di essere coinvolti in un progetto dell’MCU a causa di una “mancanza di autonomia” interna.
Ai Marvel Studios, infatti, gli sceneggiatori principali di una serie sono accreditati come “head writer” anziché “showrunner” mentre Kevin Feige e gli altri dirigenti sono indicati come produttori esecutivi dei progetti. Malgrado questo aspetto non rappresenti un problema, secondo il report tale dinamica avrebbe dei lati negativi.
Secondo un autore televisivo veterano, sotto il nome di “Steve”, i dirigenti Marvel sarebbero spesso presenti nella stanza degli sceneggiatori. Un’altra fonte, sotto il nome in codice di “Emma”, ha spiegato che anche la Lucasfilm tende ad adottare la stessa pratica, menzionando come esempio quella volta in cui un dirigente dello studio si autodefinì uno showrunner.
Un insider della Marvel ha confermato infatti che generalmente lo studio assembla una stanza degli sceneggiatori, guidata da un capo sceneggiatore, affidando però la supervisione ad un proprio esecutivo. Il problema consisterebbe proprio nella scarsa esperienza delle persone “al comando” che, per via della rapidità della macchina dell’MCU, non sono in grado di apprendere dai propri errori.
L’insider ha aggiunto che in passato i Marvel Studios non lavoravano in questo modo e che Kevin Feige “risolveva i problemi dei film”. A causa della mole di progetti da supervisionare, tuttavia, la direzione dell’MCU è diventata “molto irregolare” negli ultimi anni poiché io produttore è oberato di lavoro nel cercare di assicurare la qualità che i fan si aspettano da queste produzioni.
Una fonte, con il nome fittizio di “Christopher”, ha svelato che i coordinatori degli script e gli assistenti degli sceneggiatori della Lucasfilm non parlano mai con lo showrunner e che le eventuali modifiche o revisioni apportate alll script sono basate esclusivamente sulle note dei produttori e dei registi.
La stessa fonte ha aggiunto che un individuo potrebbe essere indicato – o promosso – come capo sceneggiatore ma, data la natura mutevole di queste produzioni, il titolo non è sempre fedele e coerente con il risultato finale. Ne risulta, pertanto, che i capo sceneggiatori “non gestiscono alcuna serie” e “non hanno alcun potere effettivo.”