Il dibattito sulla cosiddetta “superhero fatigue”, ossia la presunta stanchezza da cinecomic, è un argomento discusso da molto tempo. Dopo l’uscita del primo X-Men nel 2000, il fenomeno dei film sui supereroi è cresciuto incredibilmente e nel giro di pochi anni si è consolidato come uno dei generi più redditizi e popolari di Hollywood, capace di incassare cifre esorbitanti al box-office di tutto il mondo. Nonostante ciò, molti ritengono che l’offerta di prodotti supereroistici stia cominciando a superare la domanda, correndo il potenziale rischio di saturazione del mercato in relazione ai cinecomics e al Marvel Cinematic Universe.
Nel corso di un’intervista con Rolling Stone, Phil Lord e Chris Miller (produttori e sceneggiatori di Spider-Man: Across The Spider-Verse) hanno espresso la loro opinione sulla stanchezza da cinecomic, spiegando per quale motivo il film d’animazione non è stato vittima di questo pessimismo da parte del pubblico:
Non penso che sia una stanchezza da film sui supereroi, penso che sia più una stanchezza da ‘film che sembra un film che ho visto una dozzina di volte prima.’ Se usi la stessa struttura della storia, lo stesso stile, lo stesso tono e la stessa atmosfera dei film e delle serie che sono usciti prima, non importa che genere sia. Le persone lo troveranno noioso.
E il pubblico in una sala non può essere mantenuto solo con gli easter eggs, con le rivelazioni o persino con questa assurda posta in gioco legata al Multiverso. Al pubblico importa dei rapporti tra i personaggi, come il rapporto tra Rocket e Groot nei Guardiani della Galassia. E quindi questa storia è radicata nel rapporto tra genitori e figli. E Miles e la sua famiglia.
Quando abbiamo mostrato il film ad alcuni amici, molti hanno detto ‘Dovete inserire tutti queste Ragno-Persone il più velocemente possibile. È una cosa entusiasmante.’ Ma noi non la pensavamo così. Perché la cosa che pare tutti abbiano apprezzato sono le scene più tranquille con Miles e sua madre e suo padre. Non ne hanno mai abbastanza. E sono così felice che siamo rimasti fedeli a ciò che il pubblico ci stava dicendo.